Cosa fa ECCO e perché è socio prosumer di ènostra
;Head of Communications di ECCO, Andrea Ghianda ci racconta com’è nato il primo think tank indipendente italiano dedicato al clima e perché sono diventati soci prosumer di ènostra

ECCO è il primo think tank italiano indipendente dedicato al clima e alla transizione energetica. Socio prosumer di ènostra, lavora per tradurre gli impegni internazionali sul clima in politiche nazionali concrete, basando ogni sua proposta su analisi rigorose e dati oggettivi. Abbiamo approfondito la loro missione con Andrea Ghianda, Head of Communications del think tank.
Andrea Ghianda, come nasce l’idea di fondare ECCO in Italia, come si finanzia e di cosa vi occupate?
ECCO nasce nel 2021 dall’intuizione di Luca Bergamaschi e Matteo Leonardi per colmare un vuoto: mancava in Italia un centro studi indipendente, diverso dalle ONG o dai partiti, che fornisse analisi basate sui dati a favore delle politiche climatiche.
Per garantire la propria indipendenza e credibilità, ECCO è finanziato quasi esclusivamente da fondi di filantropia internazionale e in via residuale attraverso bandi pubblici, una scelta che permette al think tank di non avere interessi legati ad aziende o a schieramenti.
Spiegare il ruolo di un think tank in Italia, non è sempre immediato. Per usare un’immagine possiamo pensare all’arrivo dei primi pub irlandesi in Italia. In Irlanda tutti sanno cos’è e come viverlo, è parte della cultura. I think tank sono di natura anglosassone, e portarli qui ha creato un effetto simile e è importante spiegare qual è la nostra missione ovvero lavorare affinché gli impegni presi sul clima vengano implementati a livello europeo e, di conseguenza, a livello nazionale. Di fatto, quello che chiediamo è semplicemente che le promesse vengano mantenute.
Quindi agire in Italia per influenzare anche oltrefrontiera?
La strategia di ECCO segue un percorso che parte dal locale per arrivare al globale. La nostra theory of change parte dalla creazione di un cambiamento positivo in Italia. Essendo l’Italia un attore chiave nell’Unione Europea ma anche nei G7 e G20, un’azione incisiva a livello nazionale può innescare un effetto a catena positivo in Europa, rafforzando il suo ruolo di leader climatico globale.
Questo respiro internazionale si manifesta anche con l’attiva partecipazione di ECCO a reti come la Mediterranean Alliance of Think Tanks on Climate Change, che promuove una transizione energetica giusta nel Mediterraneo, e con progetti come TeraMed, che punta a triplicare le rinnovabili e duplicare l’efficienza energetica entro il 2030 nella regione, come stabilito alla COP28.
Analizzando l’attualità si potrebbe dire che esista una transizione a due velocità: l’industria innova, la politica frena. È d’accordo?
Si può evidenziare una dinamica quasi paradossale. Da un lato, una parte della politica sembra aver assunto una posizione più conservatrice, mettendo in discussione la rapidità e le modalità della transizione. Dall’altro, il mondo produttivo e industriale ha invece sposato la transizione, non solo per etica, ma per necessità. Oggi fare innovazione per un’azienda significa farlo nella cornice della transizione.
Le innovazioni, sia per un privato che per un’impresa, sono quasi inevitabilmente scelte che si inseriscono nel solco della decarbonizzazione: una pompa di calore per la casa, un’auto elettrica, un processo industriale più efficiente. La ‘corrente di profondità’ della transizione va inevitabilmente avanti, perché rappresenta lo sviluppo. Questa spinta è alimentata anche da dinamiche globali inarrestabili, come la massiccia produzione di veicoli elettrici e tecnologie della transizione da parte della Cina, che influenza i mercati internazionali. Le dichiarazioni politiche che sembrano frenare, spesso, appaiono più come tentativi di proteggere un’industria del passato che come una visione strategica per il futuro.
Qual è il messaggio più importante che ECCO vuole far passare?
La questione che spesso non viene compresa è che fare politiche climatiche significa fare politiche fiscali ed economiche. Il principale problema della transizione italiana non è la tecnologia in sé – l’auto elettrica o la pompa di calore – ma la mancanza di politiche abilitanti che ne favoriscano la diffusione.
Per ECCO la soluzione è una riforma fiscale coraggiosa, capace di riallineare i vantaggi economici con quelli ambientali, garantendo competitività alle aziende che innovano e rendendo la transizione un’opportunità accessibile per tutti. Accanirsi sulle singole tecnologie, senza agire sulla struttura economica che le deve supportare, rischia di farci perdere la sfida più importante.
Perché ECCO ha deciso di essere socio prosumer di ènostra?
ECCO ha scelto di supportare ènostra perché crediamo sia fondamentale avere la certezza di comprare energia davvero rinnovabile. A questo si affianca un’altra garanzia, altrettanto importante: sapere che il prezzo che paghiamo è quello giusto. Essendo soci di una cooperativa, conosciamo con trasparenza quanto paghiamo l’energia, e quel prezzo corrisponde al costo reale di produrre energia da fonti rinnovabili.
Per noi non esiste “altra” energia: questa scelta è parte coerente del nostro lavoro e dei valori che portiamo avanti. E il fatto che in questi anni abbiamo pagato un prezzo inferiore a quello di mercato dimostra che non è solo una scelta giusta in principio, ma è proprio la scelta giusta, anche concretamente.


