Perché l’aereo costa meno del treno? Il report di Greenpeace
;Federico Spadini di Greenpeace Italia spiega i risultati dell’analisi condotta su 31 paesi europei: le compagnie aeree godono di vantaggi fiscali ingiusti e il sistema dei trasporti europeo è “malato”

C’è una domanda che prima o poi ci siamo fatti tutti quanti: com’è possibile che un volo Milano-Barcellona costi molto meno di un treno analogo o di distanza anche molto più breve?
Una recente analisi di Greenpeace ha analizzato questo paradosso sconcertante approfondendo il tema del costo economico ed ecologico dei viaggi in aereo rispetto a quelli in treno.
Ne abbiamo parlato a Il Giusto Clima con Federico Spadini, campaigner per Clima e Trasporti di Greenpeace Italia (qui minuto 29).
Nel report si analizza il costo dei viaggi in aereo e in treno in 31 Paesi europei. Può sintetizzare i risultati principali?
Il risultato principale del nostro report è la dimostrazione che, in modo paradossale ed ingiusto, in Europa viaggiare in aereo costa meno che in treno. Sappiamo che l’aereo è molto più impattante del treno da un punto di vista climatico ed ambientale, eppure in alcuni casi la differenza di prezzo è enorme: una tratta come Barcellona-Londra in treno può costare fino a 26 volte di più rispetto all’aereo. Complessivamente, oltre il 54% delle tratte internazionali che abbiamo analizzato risulta più economico se percorso in aereo. Ciò ha un impatto ambientale enorme ed è l’effetto di un sistema di trasporti a livello europeo che non funziona.
In questa classifica, l’Italia si è posizionata al quarto posto. Che cosa significa?
Secondo il nostro report, quasi 9 tratte internazionali su 10 (l’88%) che collegano una città italiana ad un’altra città europea sono più economiche se percorse in aereo che in treno. Solo Regno Unito, Spagna e Francia fanno peggio di noi. Il punto è che il nostro Paese sarebbe anche ben collegato con gli Stati confinanti. Ma la differenza di prezzo è esorbitante: i voli vengono offerti a cifre irrisorie, mentre i treni arrivano a costare fino a 12 volte di più per la stessa tratta.
Come è possibile che questo accada? Nel report sostenete che le compagnie aeree adottano strategie aggressive, ma il problema sembra più ampio.
Sì, esatto. Indubbiamente c’è un problema legato alle politiche delle compagnie aeree, soprattutto quelle low-cost, che offrono salari bassi, mantengono lo staff al minimo legale e non includono servizi aggiuntivi. Tuttavia, il vero problema riguarda l’intero sistema dei trasporti europeo che possiamo definire “malato”. Le compagnie aeree godono di benefici fiscali ingiusti: non pagano l’IVA sui voli internazionali e non subiscono una tassazione sul cherosene, il loro principale carburante. Ciò le pone in una condizione di netto vantaggio fiscale rispetto al trasporto ferroviario, i cui operatori pagano l’IVA, le tasse sull’elettricità e pedaggi spesso molto alti per spostarsi tra un Paese e l’altro. Tutto ciò è il risultato dell’inerzia politica e di precise responsabilità a livello europeo.
Quali sono gli impatti climatici e ambientali del settore aereo?
L’aviazione è la forma di trasporto più inquinante. In media, a parità di passeggero e chilometro, un aereo produce una quantità di gas serra cinque volte superiore a quella di un treno. Se il confronto viene fatto con un sistema ferroviario alimentato al 100% da fonti rinnovabili, il divario aumenta fino a 80 volte. Oltre a ciò, gli aerei sono fonte di inquinamento atmosferico e acustico, con gravi conseguenze per la salute di chi vive vicino agli aeroporti.
Rispetto ad un’analisi simile che avete condotto nel 2023, c’è qualche nota positiva?
Andando a paragonare i dati con quelli del 2023, abbiamo notato che è aumentata la percentuale di tratte nelle quali il treno risulta più economico dell’aereo, passando dal 27% al 41%. Questo miglioramento è dovuto alla diminuzione dei voli low-cost con scalo e al potenziamento di alcune tratte ferroviarie. Tuttavia, pensiamo che sia una crescita ancora troppo limitata a fronte dei tanti vantaggi dei quali continuano a godere le compagnie aeree e degli svantaggi che penalizzano le forme di trasporto più sostenibili.
Cosa propone Greenpeace per invertire la rotta?
Chiediamo di eliminare i privilegi fiscali del settore aereo e di dirottare le risorse recuperate verso la rete ferroviaria ed altre forme di trasporto sostenibile. Chiediamo anche di incentivare l’uso dei treni, ad esempio introducendo “biglietti climatici”: abbonamenti a basso costo, facili da usare su più tratte e in più Paesi, senza le complicazioni burocratiche e valutarie che oggi si incontrano quando si cerca di acquistare un biglietto ferroviario internazionale.
L’Unione Europea ha una strategia per promuovere le ferrovie, il “Connecting Europe Facility”. Come sta procedendo?
La Commissione Europea sta valutando se sia opportuno rinnovare il programma nel prossimo bilancio, quindi la sua continuità è a rischio. Inoltre, negli ultimi anni sono emerse criticità importanti: il programma sta privilegiando gli investimenti per le grandi opere a discapito di interventi di ammodernamento minori ma più urgenti. Uno studio paragona sette grandi opere che ricevono più fondi di 84 interventi minori che, però, potrebbero essere più risolutivi nell’immediato. Sebbene alcune grandi opere siano strategiche, esse presentano problemi strutturali come tempi di realizzazione lunghi e costi che tendono a lievitare, sottraendo risorse a interventi che potremmo definire davvero prioritari.