Nuovo decreto CACER: le novità promettono bene, ora bisogna accelerare
;Positive l’estensione dei Comuni ammessi ai contributi PNRR e la sostituzione del criterio della data di connessione con quello della fine lavori. Ma la crescita delle CER è ancora troppo lenta

Il nuovo decreto DM Modifica CACER firmato dal MASE il 16 maggio ha portato alcune importanti novità per gli incentivi dedicati alle comunità energetiche e all’autoconsumo diffuso.
Sempre se la Corte dei Conti si esprimerà positivamente sulla validità del decreto, la prima novità che esso introduce è l’elevazione da 5.000 a 50.000 abitanti della soglia demografica dei Comuni entro i quali è possibile richiedere i contributi in conto capitale del PNRR per lo sviluppo di impianti a servizio di CER e di configurazioni di autoconsumo collettivo (AUC). Con questa modifica i Comuni all’interno dei quali è possibile richiedere il bonus, del valore del 40% dei costi ammissibili, salgono al 98,3% del totale (in Italia solo 136 Comuni su oltre 7.800 hanno più di 50.000 abitanti).
Una seconda novità interessante, sempre in relazione all’accesso al contributo del PNRR, è la sostituzione del criterio della data di connessione con quello della fine lavori: con il nuovo atto ministeriale, per accedere ai contributi è richiesto il completamento dei lavori di realizzazione entro il 30 giugno 2026. Grazie a questa modifica, si evitano penalizzazioni legate ai ritardi nei tempi di allaccio alla rete, che non dipendono dagli operatori. In ogni modo, l’entrata in esercizio dovrà avvenire entro ventiquattro mesi dalla data di completamento dei lavori, e comunque non oltre il 31 dicembre 2027.
Il nuovo decreto Cacer ha introdotto anche una modifica rispetto agli incentivi generati dall’energia condivisa: contrariamente alla versione precedente del DM, nelle CER alimentate da impianti che hanno beneficiato del PNRR non è più prevista per le persone fisiche la decurtazione fino al 50% dell’incentivo (rimane invece per le PMI).
Il decreto introduce poi la possibilità di ottenere un anticipo del 30% del contributo in conto capitale, quota precedentemente fissata al 10% del totale.
“È un’ottima notizia che sia stata allargata la soglia di abitanti per accedere al PNRR, così come le altre novità del decreto. Questo certamente stimolerà la nascita di nuove CER”, commenta Chiara Brogi, coordinatrice dell’area socio-legale del team CER e vicepresidente di ènostra, “Serve però impegnarsi maggiormente per il coinvolgimento dei territori (cittadini, imprese, associazioni, comuni). Il rischio infatti è che si stimoli la costituzione di CER ‘vuote’ e puramente tecniche, nate solo per accedere ai fondi del PNRR, e che in assenza di un reale coinvolgimento del territorio non si riescano a generare reali benefici economici per le comunità. Invece è proprio la partecipazione l’elemento fondamentale sul quale si fondano progetti solidi, duraturi e a forte impatto”.
Una criticità di fondo del decreto purtroppo è costituita dalle tempistiche molto strette: considerato che il DM entrerà in vigore all’inizio di giugno, e che le richieste di accesso al contributo vanno presentate entro il 30 novembre 2025, avendo già ottenuto prima preventivo di connessione e autorizzazioni, rimangono meno di 6 mesi di tempo per svolgere studio di fattibilità, verifiche e passaggi burocratici. “In molti casi, questi passaggi richiedono tempi lunghi e incerti, incompatibili con le scadenze imposte”, segnala Italia Solare, che ha invitato il governo a valutare una proroga delle scadenze e un rafforzamento delle misure di accompagnamento delle realtà che intendono avviare una CER.
D’altronde i dati al 19 maggio 2025 forniti dallo stesso presidente del GSE Paolo Arrigoni parlano chiaro: in totale sono state presentate richieste per il contributo PNRR per una potenza complessiva di soli 420 MW, di cui risultano ammesse meno della metà (il 43%). A meno di sei mesi dal termine ultimo siamo ancora molto lontani dall’obiettivo di 1,73 GW ipotizzato alla fine del 2023.
Anche le domande di accesso agli incentivi CER vanno a rilento, secondo i numeri dati da Arrigoni: sono state presentate richieste per un totale di 130 MW. Le cifre sulle CER consultabili sulla piattaforma di monitoraggio del PNIEC confermano un quadro generale poco dinamico. Al 30 aprile 2025 risultano operative solo 802 configurazioni di CER, per una potenza totale di 91,4 MW: l’1,8% del plafond incentivabile disponibile di 5 GW. Le iniziative sono ancora di dimensioni molto piccole: il 75% degli impianti è di taglia al di sotto dei 50 kW, con una media di circa 9 utenze coinvolte per ogni CER.
“Nonostante ci sia ancora molto da fare per oliare il meccanismo e per consentire uno sviluppo reale delle CER in Italia, in ènostra siamo convinti che si tratti di uno strumento valido, con potenzialità che vanno ben oltre la sola generazione di incentivi” – conclude Brogi – “Le CER infatti potrebbero diventare degli incubatori in grado di offrire servizi innovativi, come quelli relativi alla flessibilità energetica locale”.
Uno strumento ricco, di innovazione sociale e con grandi potenzialità, per il quale vale la pena spendersi per ottenere una maggiore fluidità della burocrazia e un maggior supporto a territori e comunità. Più cresce l’esperienza sul campo, migliori divengono le progettualità. Si tratta ora di accelerare il passo e massimizzare i risultati.