I sardi sono davvero contrari alle rinnovabili? La survey di YouTrend analizza media vs opinione pubblica

Il Giusto Clima   Approfondimenti   
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18 Settembre 2025

Il 68% dei sardi si dichiara a favore delle energie rinnovabili, al tempo stesso il 53% è contrario all’installazione delle pale. Ma non è sindrome NIMBY, analizza YouTrend

L’incendio appiccato il 9 settembre scorso da due uomini all’impianto fotovoltaico di Viddalba (Sassari) è solo l’ultimo episodio di una serie di atti violenti contro le energie rinnovabili in Sardegna. Sono mesi che il dibattito sul tema è diventato tossico sui media, con una diffusione sempre maggiore di fake news sulle rinnovabili e sul loro impatto.

Gli assalti agli impianti – e il generale clima che si respira sull’isola – sono talvolta interpretati come espressione della sindrome NIMBY, altre volte come reazione alla speculazione e al “colonialismo energetico”, altre ancora come la strumentalizzazione di gruppi e interessi locali da parte del business fossile.

Andando al di là delle congetture e della propaganda, YouTrend, magazine digitale che si occupa di analisi di sondaggi, tendenze sociali, politica, economia e opinione pubblica, ha condotto una indagine per analizzare che cosa pensano davvero cittadine e cittadini sardi delle energie rinnovabili, con un focus sull’eolico. Per la puntata del 17 settembre de Il giusto clima, Lorenzo Tecleme ha intervistato Davide Policastro, socio fondatore di Quorum e Youtrend, che ha coordinato la ricerca.

Iniziamo dai risultati della vostra survey. Che cosa pensano i sardi dell’energia rinnovabile e, in particolare, di quella eolica?

La nostra ricerca, durata nove mesi, ha voluto esplorare a fondo le percezioni e il contesto mediatico relativo all’installazione delle pale eoliche in Sardegna. Abbiamo iniziato monitorando in modo capillare come la stampa, soprattutto quella locale, raccontava il tema. Da questa analisi è emersa una narrazione spesso critica, in particolare da parte de L’Unione Sarda, riguardo all’iter di installazione.

Successivamente, ci siamo chiesti cosa ne pensassero veramente i sardi. Le risposte sono state molto interessanti e hanno rivelato una profonda divergenza tra il discorso mediatico e le reali preoccupazioni dei cittadini. I sardi hanno espresso forti critiche verso la gestione del processo da parte delle amministrazioni, sia a livello regionale che centrale, e nutrono timori riguardo agli investimenti e al potenziale danno paesaggistico.

Tuttavia, un aspetto largamente ignorato dai media è che i sardi riconoscono anche possibili esternalità positive, le opportunità di lavoro e la possibilità che un’adeguata pianificazione delle centrali energetiche possa favorire l’autonomia della Sardegna. Emerge forte il tema dell’autonomismo e la percezione storica di una Sardegna sfruttata dal governo centrale. La domanda che si pongono è “diventiamo un polo energetico, ma per chi? Per mandare l’energia sul continente?”.

Il quadro che ne risulta è dinamico: i sardi apprezzano le energie rinnovabili e le preferiscono alle fonti fossili, nonostante queste ultime siano ancora centrali nei piani energetici regionali e governativi, come dimostrano i progetti per rigassificatori e gasdotti. Un dato molto interessante è che l’opzione fossile viene data per scontata, quasi come un’opzione “zero” della quale non si discutono gli impatti negativi. Al contrario, quando si parla di rinnovabili, l’attenzione si concentra sui problemi di smaltimento, sull’occupazione del suolo e sull’impatto visivo. Gli esperti e gli amministratori locali che abbiamo intervistato, invece, pur riconoscendo i problemi dell’eolico, sottolineano come l’alternativa, rappresentata dalle centrali a carbone, abbia un impatto ambientale enormemente maggiore. Questo pezzo della narrazione viene quasi sempre omesso.

Andiamo ai numeri della ricerca, che cosa pensano i sardi e che cosa li preoccupa maggiormente?

Abbiamo rilevato quello che è stato definito un “green gap” significativo. Se, da un lato, il 68% dei sardi si dichiara a favore delle energie rinnovabili in generale e solo il 30% ha un’opinione favorevole sulle fonti fossili, dall’altro, quando si arriva alla domanda specifica sull’installazione delle pale eoliche, il 53% si dichiara contrario. Non si tratta, a nostro avviso, di un semplice fenomeno “NIMBY” (Not In My Back Yard). Le preoccupazioni sono più articolate. Oltre ad una legittima preoccupazione per la tutela del paesaggio, emerge la paura che l’investimento sull’eolico si traduca in un “assalto speculativo” all’isola. Il timore è che i grandi gruppi industriali arrivino, raccolgano i profitti, esportino l’energia e non lascino nulla in cambio alla comunità locale, né in termini economici né occupazionali. È la sensazione di essere, ancora una volta, quelli che pagano per tutti.

Nello studio fornite anche dei consigli di policy, poiché avete trovato degli argomenti e dei frame che favoriscono l’accettabilità sociale delle rinnovabili in Sardegna. Quali sono?

Abbiamo identificato quattro narrative che si contrappongono a quelle più critiche usate dalla stampa e che hanno dimostrato di avere efficacia nel dialogo con i cittadini. La prima sottolinea l’importanza che l’energia prodotta dalle pale eoliche venga consumata innanzitutto in Sardegna e non solo esportata. Questo si lega alla seconda narrativa: i sardi stessi – e non solo “gli altri” – devono beneficiare di questa energia, ad esempio attraverso sconti in bolletta. Il terzo punto riguarda l’arricchimento delle comunità locali attraverso la creazione di posti di lavoro e di nuove professionalità specializzate nel settore delle rinnovabili, colmando una carenza attuale che alimenta la diffidenza. Infine, c’è l’argomento dell’orgoglio e dell’avanguardia: la Sardegna ha l’opportunità di diventare un polo tecnologico di eccellenza nell’eolico, dimostrando di essere leader non solo in Italia ma anche in Europa.

Ascolta l’intervista andata in onda a Il giusto clima, qui, a minuto 41