Comunità energetiche come terapia contro la sindrome Nimby
;Le comunità energetiche possono aumentare l’accettabilità sui territori di nuovi impianti a fonti rinnovabili.
L’opposizione dei territori ai nuovi impianti per produrre energia da fonti rinnovabili è un dato di fatto. Da Nord a Sud, laddove vengono presentati nuovi progetti, nascono comitati contrari che, pur dichiarandosi in linea di principio favorevoli alle rinnovabili, vogliono che vengano costruiti semplicemente…da un’altra parte. Si tratta dell’ormai famoso e già molto dibattuto fenomeno Nimby – Not In My Back Yard, Non nel mio cortile.
Uno dei modi per poter superare queste diffidenze e queste opposizioni può essere lo sviluppo di nuove comunità energetiche, che di fatto potrebbero rovesciare il paradigma proponendo una reale forma partecipata di produzione energetica da fotovoltaico, eolico, idroelettrico e di accumulo.
In questo ambito è nato il progetto europeo COME RES (Community Energy for the uptake of renewables in the electricity sector), che vede tra i protagonisti l’ENEA, finanziato dal programma Horizon 2020 con circa tre milioni di euro.
L’idea nasce da un precedente progetto europeo che aveva come oggetto la promozione dello sviluppo di un modello di impianti eolici sostenibili e socialmente inclusivi, aumentandone l’accettabilità sociale. Le comunità energetiche sono, di fatto, un elemento chiave per la partecipazione e la maggiore accettazione sociale delle rinnovabili sul territorio.
Il coinvolgimento delle comunità presenti su un territorio nello sviluppo di impianti che possano soddisfare i loro consumi di energia può essere un elemento determinante per il superamento delle diffidenze e dei blocchi che oggi stanno rallentando lo sviluppo delle rinnovabili in molte aree del Paese, con il rischio di non poter raggiungere gli obiettivi del nostro Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima al 2030. Le comunità energetiche rappresentano quindi uno degli elementi centrali nella transizione energetica.