“Le Note del Prof”: cosa c’è dietro “la bolla” del nucleare?

Il Giusto Clima   Approfondimenti   
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21 Novembre 2025

Molti annunci ma pochi chilowattora prodotti: eppure si parla sempre e tanto di nucleare. Qualche ipotesi sul perché nell’editoriale di Gianluca Ruggieri per Il Giusto Clima

Nello Statuto di ènostra è scritto che vogliamo promuovere un sistema energetico 100% rinnovabile. Personalmente non ho niente contro il nucleare, ma per una serie di ragioni preferisco le rinnovabili.

Molti nel mondo invece preferiscono il nucleare, o comunque lo sostengono. Quello che però sembra evidente al momento è che c’è una grande distanza tra le promesse, le parole, i titoli dei giornali e la realtà dei fatti.

Dal punto di vista tecnico oggi i progetti reali nel campo nucleare si servono tutti delle tecnologie che abbiamo usato negli ultimi 20-30 anni, o poco più. Sono circa 70 i nuovi reattori in costruzione e sono per lo più di tecnologia russa e cinese, più qualche esempio sud-coreano. Recentemente si è parlato negli Stati Uniti di riattivare nuovi impianti nucleari chiusi negli ultimi anni.

Si parla poi molto di nuove tecnologie: la quarta, la quinta generazione, i piccoli reattori modulari (SMR) (lasciando per il momento da parte la fusione che arriverà – se arriverà – dopo il 2040 o il 2045). Di queste nuove tecnologie al momento sostanzialmente non esiste nessun impianto reale realizzato e quindi non sappiamo né quanto può costare, né che tipo di difficoltà tecniche potrebbero esserci, né che tipo di difficoltà di integrazione nel sistema energetico attuale. Su tutti questi dati, ci dobbiamo fidare delle aziende che le promuovono, che hanno ovviamente tutto l’interesse a “vendere bene” la loro tecnologia. Eppure, c’è un enorme interesse e ci sono anche investimenti annunciati o realizzati.

Parlavamo prima della riattivazione di nuovi impianti: Microsoft ha sottoscritto un contratto per riattivare la centrale di Three Mile Island, chiedendo un miliardo in prestito dal governo americano, e questo ci dice già qualcosa.

In giro per il mondo ci sono almeno 80 aziende che stanno provando a proporre progetti di piccoli reattori modulari con diversi tipi di tecnologie. Di queste 80 aziende, solo due al momento negli USA hanno ottenuto un permesso per realizzare l’impianto, e non hanno ancora avviato un cantiere. Poi c’è Rolls-Royce che nel Regno Unito ha ottenuto un permesso per realizzare un impianto SMR, che tanto “small” non è visto che dovrebbe essere composto da tre reattori da 470 MW ciascuno (circa la metà delle taglie tradizionali, e la voce di Wikipedia in inglese di Small modular reactor dice che dovrebbero essere sotto i 300 MW).

Perché c’è tutto questo interesse? Perché ci sono tutti questi soldi che girano su progetti di cui non si ha nessun esempio funzionante al mondo?

Questa è una bella domanda a cui è difficile rispondere sulla base di fatti, ma possiamo provare a farlo sulla base di una serie di ipotesi. Andiamo a mettere assieme diversi aspetti, che hanno più a che fare con il potere che con l’energia elettrica. In inglese tutte e due si traducono in “power”, però sono due power abbastanza diversi.

Ad esempio, in questi giorni si parla molto della bolla che si sta creando attorno al tema dell’intelligenza artificiale e agli investimenti in questo campo. Guarda caso, moltissime delle aziende gonfiate dagli investimenti sull’intelligenza artificiale sono le stesse che fanno anche gli investimenti o che promettono gli investimenti sul nucleare.

C’è un secondo tema che è quello della centralizzazione del potere: il modello nucleare per forza di cose prevede un modello energetico molto più centralizzato di quello estremamente distribuito che invece potremmo realizzare con le rinnovabili. È un approccio che piace ai regimi autoritari di tutto il mondo e che spesso è legato a politiche di riarmo.

Poi c’è un terzo tema che riguarda soprattutto le aziende fossili, che spesso usano il nucleare come scusa per continuare con il loro business as usual e ritardare la transizione.

Un esempio molto interessante di questo è il contratto che ha sottoscritto Eni, promettendo di acquistare 1 miliardo in dollari di energia elettrica da fusione nucleare. Se tutto va bene la fusione nucleare sarà pronta dal 2040-45. Ciò vuol dire che gli attuali dirigenti di Eni si impegnano a fare qualcosa che in realtà farà qualcuno che verrà molto dopo di loro.

Questo è lo stato dell’arte sul nucleare: vedremo nei prossimi anni se effettivamente davanti a tutti questi soldi promessi o spesi su tecnologie inedite si riuscirà a realizzare progetti concreti.

“Le Note del Prof” è il titolo della rubrica settimanale energetica a cura di Gianluca Ruggieri, in onda tutti i mercoledì sera a Il Giusto Clima su Radio Popolare. Questo testo è tratto dall’editoriale della puntata del 19 novembre 2025.